Disco volante ad Avellino. Di Angelo Carannante ed Angelo Maggioni. Indagini C.UFO.M. Crediamo che il caso oggi sottoposto all’attenzione dei lettori, sia uno dei migliori trattati dal C.UFO.M. nella sua storia per il forte fascino che sprigiona e perché si tratta di fotografie fatte con una vecchia macchina fotografica compatta a rullino di un valore piuttosto basso di circa 80.000 mila lire all’epoca degli eventi ufologici qui in rassegna.
Immagine 1. Disco volante Avellino 1996. Le immagini che vedrete in quest’articolo non rispettano l’ordine cronologico con cui vennero scattate le foto. Abbiamo semplicemente scelto a caso, ma sono tutte molto significative.
Chi ci segue con costanza avrà imparato, se non addetto ai lavori quale ufologo (ma anche se è un fotografo), che le foto scattate con le macchine a rullino, molto in uso prima dell’avvento della tecnica digitale e quindi delle fotocamere, di per sé stesse sono molto più affidabili delle fotografie digitali (che altro non sono che dei file, che spesso scarichiamo dalla fotocamera sul computer). Infatti, falsificare dei negativi (come molti ricorderanno, dai negativi venivano poi stampate le fotografie) costituiva un’impresa difficile a meno che non si avesse a disposizione opportune disponibilità. Aggiungiamo poi che colui che ha effettuato gli scatti è voluto restare anonimo, questa volta non su nostro consiglio, come qualche volta accaduto in altri avvistamenti, ma per sua scelta. Ora, dopo questa breve introduzione, passiamo al concreto e parliamo dell’avvistamento vero e proprio, mentre siamo in attesa dell’importante convegno di Sutri di domenica 9 agosto 2015, ore 17,00 ingresso gratuito e senza prenotazione, con ospiti in veste di relatori i nostri Angelo Carannante Presidente C.UFO.M. ed Ennio Piccaluga Presidente Onorario.
Immagine 1. Disco volante Avellino 1996. Il disco volante ha un’inclinazione diversa rispetto alla foto 1 e sembra nella stessa posizione.
OTTOBRE 1996 O FORSE 1997, DISCO VOLANTE AD AVELLINO
Correva l’anno 1996 o forse 1997. Città di Avellino,territorio molto verde. Un tizio, poco più che ragazzo, tornava dalla scuola in automobile insieme al padre. Pensava a quello che quasi tutti i ragazzi hanno in testa: i compiti, le ragazze, gli amici. Tutto d’un tratto si rendeva conto che verso l’orizzonte, tra le colline irpine ed in zona di campagna, volava un qualcosa decisamente inusuale. Tuttavia, quella prima volta, per paura di perdere lo spettacolo aveva preferito restare lì a guardare quello straordinario spettacolo che solo in pochi, nella loro vita, hanno occasione di osservare. Ma l’avvistamento era davvero speciale e per giunta con una chiarezza dell’ufo davvero notevole in rapporto alla qualità delle foto normalmente in circolazione, anche se come sempre, per vari fattori e tra questi i notevoli campi elettromagnetici che circondano notoriamente gli ufo, il disco volante sembrava avvolto in quella leggera nebbiolina caratteristica. La relativa chiarezza delle foto ha insospettito i ricercatori del nostro centro ufologico cioè il C.UFO.M. o Centro Ufologico Mediterraneo, ben consci del fatto che l’esperienza e la casistica dimostrano che, in genere, più sono chiare le immagini degli ovni (altro termine utilizzato specie in sud America per designare gli ufo) e maggiori sono le probabilità che il caso sia falso. Strano e paradossale, ma è proprio così per ragioni che è un po’ lungo qui spiegare ma che chi ci segue già conosce.
Immagine 3. Ritaglio da una foto. Osserviamo il più classico dei classici disco volante.
Il ragazzo, anche se in generale non pose un’attenzione morbosa verso lo strano fatto ufologico, ma ripetiamo aveva una irrefrenabile curiosità, era rammaricato per non aver potuto immortalate il disco volante per cui, per nulla scoraggiato, decideva di recarsi nello stesso luogo dell’avvistamento il giorno seguente con la speranza di riuscire a rivedere l’oggetto volante non identificato e di fotografarlo. Infatti, quella seconda volta, portò con sé una macchina fotografica compatta a rullino di non grande qualità, perchè quella possedeva, ma adatta allo scopo. E la sua speranza venne più che premiata perché scattò delle fotografie veramente rare, sia per la relativa vicinanza dell’ufo che per la quantità di scatti effettuati.
Immagine 4. Disco volante Avellino 1996. Il disco volante ha un’inclinazione diversa rispetto alle foto 1 e 2 e sembra nella stessa posizione.
Come appena detto, il testimone afferma di aver visto l’oggetto in due occasioni. La prima volta pose un’attenzione relativa. Il giorno dopo si recò nel luogo dove precedentemente aveva visto l’oggetto con una macchina fotografica a rullino di valore economico di 80 mila lire con basse prestazioni di scatto. Il “fotografo”, letteralmente scioccato ed incredulo, ci ha dichiarato che l’ oggetto stazionava in linea con l’orizzonte per poi avvicinarsi con una traiettoria rettilinea. Sembrava quasi che l’ufo si fosse recato appositamente all’appuntamento stabilito quasi telepaticamente (ma questa è solo una nostra congettura). Sai, la prima volta pensi che sia un qualche fenomeno che non conosci ma certamente non “alieno” in merito alla natura dell’oggetto. Quando poi rivedi lo stesso oggetto il giorno dopo, allora la faccenda si fa maledettamente seria. Dicevamo che l’ovni (oggetto volante non identificato) si librava proprio lì all’orizzonte. “Maledizione!”, esclamò il ragazzo “l’ho perso!”. Manco il tempo di rammaricarsi che… eccolo! Il disco volante riapparire maestoso ed inquietante. Se lo ritrovò ad una distanza superiore alla prima osservazione di quella giornata. Alla fine l’ufo se ne andò verso l’alto perdendosi nello spazio.
Immagine 5. Ritaglio del disco volante da una delle tante scattate quel magico giorno.
Esso aveva la classica forma da disco volante stile scafo con cupola, colore che ad occhio nudo sembrava nero. Non è la prima volta che vengono avvistati dischi volanti che a “visione diretta” appaiono neri. L’ oggetto, da un punto di vista dinamico, non effettuava manovre anomale rispetto al consueto volare dei velivoli conosciuti ed il ragazzo lo vide viaggiare in linea retta per pochi istanti. Stazionò poi per 15 minuti all’orizzonte, salì di quota di parecchi metri e poi scomparve, si suppone, nell’atmosfera. Difficile fare una descrizione esatta. Ma, per quanto ha potuto constatare de visu il testimone, poteva avere una lunghezza di circa 8 metri e si presume, vista la forma, che questa lunghezza non era altro che il diametro e quindi uguale da qualunque punto a quello opposto si misurasse l’ufo. Era chiaramente visibile la struttura discoidale, senza luci o cambiamenti di forma. La distanza era non eccessivamente accentuata (sole parole del testimone per cercare di valutare la distanza dell’ovni dal punto di osservazione). Le uniche manovre effettuate dal disco volante, oltre a quelle sul proprio asse, consistettero in uno spostamento verso nord ovest. Come detto poco sopra, esso poi stazionò per 15 minuti ad un altezza possibile di 100 – 200 metri dal suolo. Scomparve, come appena scritto, salendo di quota. L’ avvistamento avvenne un giorno in cui il testimone ricorda di essere uscito da scuola. Recatosi a casa dall’ automobile vide un oggetto strano volteggiare nel cielo. Il giorno dopo, spinto anche dall’aver sentito di storie di ufo e dischi volanti, prese una macchina fotografica della Canon (modello compatto compatta di scarsa qualità). Giunto a casa scese dall’automobile e si recò nello stesso posto dell’avvistamento.
Immagine 6. Disco volante Avellino 1996. Il disco volante ha un’inclinazione diversa rispetto alla foto precedenti, e sembra nella stessa posizione.
I genitori del ragazzo, dopo una settimana, seppero delle fotografie da lui scattate. Il testimone aveva cercato anche di attirare la loro attenzione solo che, data l’età adolescenziale, non era stato creduto. ll “fotografo” afferma che corse dai genitori dicendogli che aveva fotografato gli Alieni e che di conseguenza i genitori non mostrarono interesse. Gli sembrò logico allora che per dimostrare a mamma e papà che aveva visto veramente quell’ oggetto occorreva mostrare loro la realtà di quanto da lui raccontato e pensò “Sicuro! Le foto!” che furono ritirate dal padre una settimana dopo l’avvistamento. Il testimone afferma di aver fotografato l’oggetto una ventina di volte e di essere rimasto li ad osservare. Non è riuscito a trovarle tutte ed è un vero peccato. Ma ci proverà.
Immagine 7. Una vecchia foto scannerizzata che dimostra come il tempo le rovini, in modo del tutto simile a quelle del disco volante di Avellino.
UFO. UN VERO DISCO VOLANTE AD AVELLINO! ALCUNE CONSIDERAZIONI
Le foto sono rovinate perchè i negativi che sono stati scannerizzati sono molto vecchi e deperiti. Abbiamo notato che alcune delle foto sono scattate inquadrando sempre lo stesso panorama circostante. Altre foto purtroppo non sono state trovate dall’uomo. L’ufo, nelle foto mostra di mantenere la stessa posizione nel paesaggio dove appare ben calato, pur ovviamente cambiando posizione sul proprio asse. A parere di esperti in fotografia appositamente consultati non è un falso ed i negativi non mostrano evidenze di contraffazioni. Altri esperti, questa volta in aeromodellismo. hanno escluso, a loro parere, che potesse trattarsi di un aeromodellino, atteso che a quell’epoca non esistevano, perlomeno da quanto ricordano, modellini fatti a forma di disco. Il problema è quello di stabilire se le foto sono ritoccare o meno con fotomontaggio. Il che è difficile, in quanto non essendo in formato digitale ma su pellicola non contengono dati exif e in qualche programma non sono compatibili (ovviamente). Ma anche se fossero state foto digitali sappiamo per certo che sarebbe ugualmente difficile ogni valutazione. Per schiarirci le idee, diciamo senza timore che effettuare un fotomontaggio direttamente sulla pellicola è impensabile, anche se onestamente non impossibile, ma bisognava avere dei mezzi non comuni.
Immagine 8. Disturbo comune ad apparecchi a rullino.
Per considerare un fake potremmo pensare ad un qualcosa artatamente preparato in precedenza come ad esempio attaccare un qualcosa ad un vetro o qualche altro trucchetto. Così abbiamo provato a fare un esperimento con un disco volante disegnato su carta ed attaccato ad un vetro, orientativamente dello stesso colore di quello di Avellino e scattando alcune foto con la luce del sole. Non utilizzando il flash abbiamo ottenuto il seguente risultato:
Immagine 9. Vediamo, in questa foto senza l’utilizzo del flash, che il nostro disco volante farlocco, si presenta di colore nero o quasi.
Ora vediamo invece la foto ottenuta con la stessa fotocamera ed il flash inserito:
Immagine 10. L’utilizzo del fash fa venire in luce, è il caso di dirlo, il colore del disco volante.
Il risultato dell’esperimento ingenera effettivamente qualche dubbio, perchè abbiamo dimostrato che si può appiccicare un falso disco volante al vetro. Naturalmente l’oggetto così calato nell’immagine non mostra alcuna coerenza con l’ambiente circostante e, rispetto alle foto di Avellino, appare molto più vicino all’obbiettivo della fotocamera. Quei piccolissimi rettangolini che vedete nell’immagine sono di una semplice zanzariera per simulare un poco i difetti di immagine delle vecchie foto di Avellino. L’oggetto discoidale di Avellino, come dimostrato più in basso, mostra coerenza con l’ambiente circostante in cui appare ben calato, mentre quello farlocco assolutamente no (vedi messa a fuoco e luce che riflette sull’ufo di Avellino). Parlavamo di ambiente. Vediamo nella seguente immagine il riflesso del sole sull’ufo e sulle vegetazione, mentre più in basso vedremo il disco volante nella sua struttura ed altri particolari.
Immagine 11. Il riflesso del sole sugli oggetti del campo visivo. Abbiamo applicato un particolare filtro. Ci scusiamo, ma le scritte non sono ben visibili. Le frecce gialle indicano la provenienza del sole e cioè dalla sinistra del campo visivo. Sono illuminati esattamente da quella direzione sia il disco volante che la vegetazione.Invece le frecce di colore rosso, indicano le zone d’ombra. Tutto molto coerente.
Importante è sottolineare che abbiamo i negativi che purtroppo, ripetiamo, sono abbastanza rovinati, anche se non eccessivamente, e questo paradossalmente contribuisce a conferire al caso ancora più mistero. Punto dolente: il testimone vuole restare anonimo assolutamente. Naturalmente le nostre indagini non si sono fermate e quindi stiamo cercando di andare ancora più a fondo della vicenda se possibile, per risolvere alcuni dubbi sulle foto che, è bene precisare, sempre sussistono in avvistamenti ufo. Ad esempio, vi sono dei segni che non sappiamo, come detto e come sembrerebbe, se sono da addebitare alla pellicola rovinata come onestamente pensiamo che sia confortati dall’opinione di esperti fotografi, o al fatto che le foto sono state scattate da dietro ad un vetro.
Immagine 12. Macchie su una fotografia.
Il caso se confermato vero (e su questo per la verità, anche se il testimone è sembrata persona affidabile e seria come dimostrato dal fatto che riveste una certa posizione sociale ed è voluto rimanere anonimo, come spesso avviene in ufo file specie importanti come questo) sarebbe davvero grande. Le foto “digitalizzate” non sono di qualità eccelsa (non ci contraddiciamo, in quanto altra cosa è dire che il disco volante è stato immortalato in un modo raro) perchè i negativi che sono stati scannerizzati sono molto vecchi e rovinati. Ora vi esponiamo un fatto accertato nel corso delle indagini che, confessiamo, ha ingenerato in noi qualche perplessità. Alcune delle numerose foto sono state scattate inquadrando sempre su per giù lo stesso panorama circostante, con una tale precisione rispetto ai punti di riferimento del campo visivo, da lasciarci un po’ dubbiosi.
Immagine 13. Rigature su uno scatto di Avellino evidenziate per bene con apposito filtro.
Però già il fatto che diverse altre foto sono state scattate da una diversa prospettiva taglia la testa al toro anche se non del tutto. Comunque, il testimone non ricorda se all’epoca si appoggiò con il braccio su un qualche supporto per scattare le foto oppure è solo la sua calma e la mano ferma che ha determinato questa precisione. Non bisogna meravigliarsi, in quanto diversi scatti sono stati effettuati in sequenza pur nella consapevolezza della necessità di alcuni secondi tra l’una e l’altra foto al fine di avere il tempo per ricaricare la macchina fotocamera manualmente.
Immagine 14. Splendida immagine che mostra la struttura del disco volante. Da essa, si vede la coerenza dell’oggetto che appare perfettamente calato nell’ambiente circostante. Si nota anche la sua cupola. Bello veramente.Non ci si lasci ingannare e non si creda che siamo in contraddizione rispetto all’immagine n.11. Anche se la freccia in questo caso l’abbiamo posta dall’alto verso il basso la luce viene dalla sinistra (rispetto a noi che osserviamo) in basso. Ci sembra che l’immagine lo indichi chiaramente.
Quindi l’ufo mantiene su per giù la stessa posizione nel paesaggio pur ovviamente inclinandosi e magari mostrando, di vola in volta, un lato diverso che osserviamo. Un dato importantissimo è il parere in esperti in fotografia: non è un falso. Non può essere un modellino perchè a detta di un esperto, questa volta in aeromodellismo, a quell’epoca non esistevano modellini fatti a forma di disco. I negativi non mostrano contraffazioni sempre secondo il giudizio di esperti in fotografia. I nostri analisti non hanno potuto lavorare con programmi così come per le foto digitali, in quanto queste scannerizzate sono di una qualità non elevata e soprattutto perché non si possono ricavare le proprietà delle foto così come per quelle delle fotocamere digitali odierne. I nostri analisti hanno tentato di ingrandirle zoomando, avendo tuttavia il risultato che si ha un inevitabile sfuocamento. Addirittura, causa il deterioramento dei negativi, le foto sembrano scattate da dietro un vetro, ma ancora una volta gli esperti in fotografia ci hanno escluso anche questo.Ma come sempre non escludiamo nulla fino a prova contraria. Ma anche se per avventura fossero state scattate da dietro un qualche vetro, non vediamo poi perchè il testimone avesse attaccato per forza al vetro un ufo disegnato e quindi falso: insomma non sarebbe un argomento decisivo.
ALTRI DATI TECNICI
Sicuramente il caso è interessante. In primis sottolineamo che le foto sono state scattate nel 1996 con macchina fotografica a rullino e dunque provviste di negativi che poi venivano fatti sviluppare appunto per ottenere fotografie cartacee.
Immagine 15. In essa viene esaminata la struttura del disco volante. Qui si vede chiaramente la delimitazione che determina l’illuminazione del sole che sembra tagliare, tra luce ed ombra, esattamente a metà l’oggetto volante non identificato.
Come i meno giovani sapranno perfettamente, i negativi sono delicati e di conseguenza se esposti al sole per troppo tempo, quando si sviluppano rischiamo di ritrovarci con qualche “effetto luce “in più, qualche riga sulla foto (specialmente polvere e/o granulosità) e macchie. Insomma a differenza del digitale di oggi, un tempo era alto il rischio di rovinare una foto ancor prima che andasse in stampa. Quindi, quando la pellicola veniva, e ancora oggi per alcune macchine fotografiche viene, sottoposta ad un’esposizione controllata di luce, si imprimeva un’ immagine su di essa, chiamata immagine latente. È necessario applicare alla pellicola i processi chimici di rivelazione (sviluppo) per creare una immagine stabile e insensibile ad ulteriori esposizioni alla luce, mediante i processi di sviluppo e fissaggio. Ma, dato importante è che a differenza del digitale di oggi, che è facilmente modificabile e manipolabile, il negativo di un rullino è quasi impossibile da falsificare per esempio aggiungendo oggetti nel campo visivo e per l’appunto un disco volante nel caso sottoposto alla nostra attenzione.
Immagine 16. Splendida come le altre e che mostra l’ufo inclinato diversamente.
L’aggiunta artificiosa di oggetti nella foto potrebbe avvenire a stampa avvenuta della stessa sulla quale possiamo intervenire con vari programmi tipo Photoshop dopo averla opportunamente scannerizzata. Se ci procuriamo dei negativi o foto ad esempio datati proprio 1996, insomma vecchie, ci rendiamo conto che esse presentano gli stessi difetti delle foto in esame: righe, macchie e strani effetti luce. Come detto sopra in questo articolo, abbiamo appurato che i negativi, di cui siamo in possesso, sono originali e le foto stampate ovviamente risultano genuine. Vediamo ora quanto immortalato tramite le foto stesse.
Immagine 17. Qui si vede perfettamente l’usura delle foto dovuta al tempo trascorso dagli scatti.
L’oggetto è di forma discoidale con una protuberanza nella sua parte alta. In basso invece, si nota anche una specie di struttura. Che sia un varco di accesso che porta all’interno del disco volante? Dal risultato delle opportune analisi possiamo dire con notevole grado di precisione che l’oggetto è compatibile con l’ambiente che lo circonda, sia considerando le varie inclinazioni sul proprio asse che la sua luminosità. Ora, qualcuno potrebbe avanzare l’ipotesi che il testimone o un complice abbia lanciato davanti a sé un oggetto in aria per fotografarlo più volte e farlo passare per ufo. Bene! All’ obiezione rispondiamo quanto segue. Teniamo bene in mente che parliamo di scatti. Con le macchine fotografiche a rullino funziona come diremo tra poco. Fatto uno scatto, mentre si ricarica la macchina e si riprende di nuovo il campo visivo inquadrato trascorrono circa 5 secondi. Pensare che in questa occasione qualcuno, magari con l’assistenza di un altro tizio, avesse lanciato un oggetto in aria e riprenderlo nello stesso campo visivo e in almeno 3 foto con la stessa inclinazione direi che è impossibile. In altre parole, non funziona come per le moderne fotocamere o macchine digitali in quanto queste ultime possono effettuare scatti a distanza di pochissimo tempo l’uno dall’altro ed in vera e propria sequenza. Invece, quelle di una volta a rullino, oramai superate dall’evoluzione tecnologica, avevano bisogno di essere sempre ricaricate dopo ogni scatto fotografico.
Immagine 18. Di nuovo la struttura del disco volante osservata con altro filtro.
Inoltre, nei giorni contemporanei, se si sbaglia uno scatto possiamo cancellarlo e farne un altro, mentre con i vecchi rullini si avevano a disposizione 12, 24 o 36 foto, senza la possibilità di sostituire scatti non soddisfacenti. Allora per meglio capirci. Si doveva lanciare in aria un, diciamo, piattello. Fotografarlo proprio quando l’oggetto si fermava, prima di ricadere per effetto della forza di gravità. Nelle foto l’oggetto appare, pur nella non eccelsa qualità delle stesse, relativamente a fuoco. Ma poi: come cavolo avrebbe fatto una persona a lanciare un oggetto sempre alla stessa altezza quasi millimetrica sia scorrendo le foto dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra e viceversa? Logica conseguenza è che il disco volante era lì, “dadi e bulloni” per usare un termine classico. Ripetiamo che però esistono anche foto da altre angolazioni ed alcune non sono, allo stato, ancora state ritrovate. Ma ne abbiamo in numero discreto ed adatte decisamente alle analisi che sono possibili. Inoltre stentiamo a credere che una persona conservi un fake per tanto tempo e poi consegnarlo a degli esperti. Inoltre per confezionare un tale caso, avrebbe dovuto essere nello stesso tempo sprovveduto perchè all’epoca dei fatti avrebbe lasciato il disco appiccicato sempre nello stesso punto sul vetro, ma nello stesso tempo molto abile perchè preparare artificiosamente tante angolazioni dell’ufo implica un congruo impegno. Quindi concludiamo per un caso certamente interessante e tra i migliori da noi pubblicati fino ad ora, pur nella nostra proverbiale prudenza sempre massima.Dunque come sempre: un ufo fino a prova contraria. Intendiamo prove certe ed inconfutabili!
Angelo Carannante a sinistra ed Angelo Maggioni a destra: ricercatori C.UFO.M.