L’ANIMA E IL CERVELLO. PARTE PRIMA. VIDEO.
Articolo scritto da Fiorentino Bevilacqua, socio ricercatore del CUFOM.

L’anima, considerata da sempre come la vera essenza di un essere umano, la parte più profonda ed immateriale che fa da guida al corpo (sant’Agostino riteneva che essa fosse il nocchiere del corpo), negli ultimi secoli è stata da molti ritenuta inesistente. A riprova che essa non esiste e che il vero nocchiere è il cervello, alcuni riportano gli esempi di persone che avendo subito danni all’encefalo, vedono modificata la loro personalità. Se l’anima fosse il nocchiere del corpo, argomentano costoro, soggetti che hanno avuto un accidente cerebrale (o assumono droghe o altro) non dovrebbero presentare modifiche o limitazioni comportamentali. Di più: siccome la modifica avviene come conseguenza del danno al cervello, è il cervello il vero nocchiere, l’anima di cui parla Agostino(1). Questo ragionamento, però, parte dal presupposto, ha bisogno dell’assunto che l’anima di Agostino, l’anima immateriale proveniente da chissà dove e calata nel corpo, una volta scesa in questo si manifesti, si esprima senza ricevere da esso alcun freno, alcuna limitazione alla sua espressione e manifestazione(2): essa si mostrerebbe, quindi, tal quale è, sempre. Vediamo se ciò è vero perché, se esistessero prove del contrario, il ragionamento negante, privato del suo necessario supporto, verrebbe a cadere. Quindi, a questo punto, la domanda centrale è… l’anima, lo spirito, qualcosa di immateriale dotato di esistenza propria indipendente dal corpo, calata nel corpo subisce o non subisce limitazioni alle sue potenzialità espressive?
Salimbene de Adam
Salimbene de Adam (meglio noto come Salimbene da Parma), è stato un monaco francescano del tredicesimo secolo autore di una ponderosa Cronica in cui riporta molti degli avvenimenti accaduti nella sua epoca(3). Uno di questi vede come protagonista un monaco che era stato chiamato ad esorcizzare un contadino ritenuto posseduto dal dimonio. Prima di procedere con il rituale dell’esorcismo però, l’arguto frate volle prima sincerarsi che il contadino fosse veramente posseduto. Gli chiese, dunque, di parlare in latino ché, ragionava, se veramente in esso vi fosse stato il demonio, questi ben avrebbe saputo esprimersi nella lingua di Catullo, Cicerone e Plauto. In risposta all’invito, il contadino cominciò effettivamente a parlare in latino (xenoglossia) ma nel farlo però, commetteva molti errori. Huuum… – pensò il frate – se lì dentro ci fosse stato veramente il demonio, il contadino si sarebbe espresso in un latino perfetto… dunque, visti gli errori, il demonio non c’era ed egli non avrebbe proceduto con gli esorcismi.

Comunicata agli astanti la sua decisione si sentì rispondere – dal demonio! – che lui si trovava sì nel contadino, che il latino lo conosceva bene quanto il frate ma, siccome si trovava in un corpo rozzo e grossolano, un corpo con una lingua spessa così, non poteva pronunciare bene le parole ed ecco che il suo accusativo, nella pronuncia del villico, diventava un ablativo e, dunque, di qui l’errore che tale, in partenza, non era; fore ut vuole il congiuntivo, lui questo ben lo sapeva, ma che poteva farci se il suo congiuntivo diventava un indicativo sulla bocca del grossolano uomo dei campi!? Questo episodio, che mi sono permesso di romanzare un po’ pur rimanendo fedele alla sostanza della storia, sembrerebbe confermare la tesi secondo cui l’anima, lo spirito, qualunque esso sia e qualunque siano le sue potenzialità e finalità, calato in un corpo subisce e patisce tutte le limitazioni che da questo possono derivargli. Potrebbe essere, perciò, che l’anima, discesa, calata, inserita nel corpo (come anche laicamente, sebbene ereticamente, molti “fatti” suggeriscono oggi), sia soggetta ai limiti di esso, ai limiti della materia da cui il corpo è costituito. Dunque potrebbe ben essere che il “nocchiero”, quel nocchiero di agostiniana memoria, esista, ci sia, anche se non fa quello che molti, con misconosciute o dichiarate inclinazioni materialistiche e/o atee, si aspettano che esso faccia(4) e perciò niente significano, nulla implicano le ulteriori limitazioni impostegli da un corpo che si ammala!
Articolo di Fiorentino Bevilacqua, socio ricercatore del Centro Ufologico Mediterraneo (CUFOM), qui in basso.

Di seguito un video a tema:
